Resto al Sud 2.0 non è solo un bando di finanziamento: è una vera e propria occasione di riscatto per tanti giovani imprenditori e professionisti che vogliono costruire un futuro nel Mezzogiorno.
In un contesto in cui il lavoro stabile scarseggia e l’emigrazione verso il Nord o l’estero sembra una scelta obbligata, questo incentivo rappresenta una nuova possibilità per restare (o tornare) e creare valore nel proprio territorio.
Nel 2025, con l’aggiornamento dei bandi Resto al Sud 2.0, migliaia di persone avranno la possibilità di realizzare la propria idea imprenditoriale grazie a un mix di fondo perduto e finanziamenti garantiti, con condizioni estremamente favorevoli.
In questo blog, vedremo come funziona il bando, perché vale la pena mettersi in proprio, e racconteremo anche alcune esperienze di successo che dimostrano quanto tutto questo sia possibile.
Resto al Sud: cos’è e cosa offre davvero
Resto al Sud rappresenta una delle misure più rilevanti nell’ambito della finanza agevolata per il Mezzogiorno.
Gestito da Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo, questo bando è stato creato per stimolare la nascita e la crescita di nuove imprese e attività professionali in aree del Paese spesso penalizzate da squilibri economici e occupazionali.
Le zone coinvolte non si limitano solo alle tradizionali regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), ma comprendono anche Comuni del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria) e le isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.
In questo modo, Resto al Sud diventa uno strumento di rilancio territorialmente inclusivo, pensato per favorire lo sviluppo anche in quelle aree che hanno subito calamità naturali o isolamento geografico.
Con l’aggiornamento 2025, il programma è entrato ufficialmente nella sua versione “Resto al Sud 2.0”, segnando un’evoluzione significativa sia in termini di risorse che di impatto.
La dotazione finanziaria complessiva supera 1.250 milioni di euro, confermando l’intenzione del Governo italiano di puntare concretamente su questa leva di crescita.
Ma il vero punto di forza di Resto al Sud sta nella struttura delle agevolazioni, pensata per eliminare le barriere di accesso al credito che spesso ostacolano i giovani imprenditori:
- 50% di contributo a fondo perduto: questa è la quota che non dovrà mai essere restituita.
Un vero e proprio investimento pubblico sulla tua idea. - 50% di prestito bancario: il restante viene coperto da un finanziamento concesso da una banca convenzionata, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI.
La garanzia statale abbatte il rischio per gli istituti bancari, e soprattutto gli interessi sono completamente a carico di Invitalia.
Questo significa che l’imprenditore riceve liquidità a tasso zero. - Contributo aggiuntivo per il circolante: un’altra novità della misura 2.0 è il bonus liquidità.
Si tratta di un ulteriore fondo perduto per sostenere i costi iniziali di gestione, come l’acquisto delle materie prime, il marketing, le utenze o i canoni.
L’importo è di:- 15.000 € per le imprese individuali e i liberi professionisti
- 10.000 € per ciascun socio, fino a un massimo di 40.000 €, nel caso di società
Questa combinazione di aiuti rende Resto al Sud 2.0 uno dei bandi più accessibili e vantaggiosi oggi disponibili in Italia.
È pensato per chi ha una buona idea ma non ha un capitale iniziale, per chi vuole restare nel proprio territorio senza emigrare per mancanza di opportunità, e per chi desidera valorizzare le proprie competenze nel contesto economico in cui è cresciuto.
La filosofia alla base di Resto al Sud è chiara: non assistenzialismo, ma responsabilità e visione imprenditoriale.
Lo Stato fornisce gli strumenti, ma il progetto deve essere solido, sostenibile e avere un impatto positivo sul territorio.
Chi decide di accedere a questo incentivo non riceve solo fondi, ma viene accompagnato in un percorso di consapevolezza e crescita, economica e personale.
Chi può accedere al bando Resto al Sud 2.0?
Uno degli aspetti più apprezzati di Resto al Sud 2.0 è la grande accessibilità della misura.
Il bando è stato progettato per includere una platea ampia e variegata di beneficiari, con l’obiettivo di favorire davvero l’imprenditorialità diffusa nei territori meno sviluppati o colpiti da crisi strutturali.
A differenza di altri strumenti di finanza agevolata, spesso vincolati da requisiti rigidi o da settori ultra-specialistici, Resto al Sud punta su un approccio inclusivo e concreto.
Vediamo più nel dettaglio chi può fare domanda:
- Giovani tra i 18 e i 55 anni: il bando si rivolge a persone in età attiva, ma con un’attenzione particolare alle nuove generazioni.
L’obiettivo è quello di contrastare la disoccupazione giovanile e l’emigrazione economica, offrendo alternative reali a chi altrimenti lascerebbe il Sud o le aree svantaggiate in cerca di lavoro. Anche chi ha superato i 35 anni ma non ha ancora compiuto 56 anni può accedere, un’apertura importante che rende il bando fruibile anche per chi vuole reinventarsi professionalmente. - Professionisti, anche con partita IVA individuale: un’altra importante novità è l’inclusione delle libere professioni.
Questo significa che architetti, fisioterapisti, consulenti, grafici, psicologi, fotografi (e molte altre figure) possono avviare o consolidare la loro attività con il sostegno del bando, purché rientrino nei criteri anagrafici e territoriali.
È un’opportunità concreta per chi vuole diventare autonomo o per chi vuole ampliare la propria attività con strumenti moderni, sedi fisiche, attrezzature o servizi digitali. - Residenti o futuri residenti delle aree ammesse: è possibile partecipare anche se non si è ancora residenti nelle aree ammissibili (Sud Italia, cratere sismico del Centro, isole minori del Centro-Nord), a patto che ci si trasferisca dopo l’approvazione del progetto.
Questa possibilità apre le porte anche a chi vive attualmente al Nord o all’estero, ma vuole tornare nel proprio territorio d’origine per mettersi in gioco e costruire un futuro vicino alla propria comunità. - Persone senza un lavoro stabile o con redditi bassi: il bando si rivolge a chi è in cerca di occupazione o percepisce un reddito basso (non superiore a un determinato limite annuo).
In questo modo si abbattono le barriere economiche all’autoimpiego, permettendo anche a chi non ha grandi risorse personali di accedere a un capitale iniziale per avviare un’impresa.
Quali settori sono ammessi?
Uno degli aspetti più interessanti di Resto al Sud 2.0 è la versatilità settoriale.
Il bando non si limita a un ambito specifico, ma accoglie una vasta gamma di progetti imprenditoriali e professionali:
- Artigianato e industria leggera: dai laboratori artigiani ai piccoli opifici di trasformazione.
- Commercio e servizi: attività al dettaglio, negozi fisici, e-commerce, servizi alle imprese e alle persone (marketing, logistica, formazione, assistenza domiciliare, ecc.).
- Turismo e accoglienza: strutture ricettive, attività di guida turistica, servizi di noleggio, ristorazione innovativa.
- Professioni: sia tradizionali (avvocati, geometri) che emergenti (coach, designer, social media manager).
🔴 Attenzione: l’unica esclusione riguarda le attività agricole in senso stretto, come la coltivazione diretta o l’allevamento, per le quali esistono bandi ad hoc (come quelli del PSR o Ismea).
Tuttavia, sono ammesse attività di trasformazione dei prodotti agricoli o legate all’agriturismo.
Perché tornare al Sud per fare impresa?
Negli ultimi anni, la narrazione del Sud Italia si è arricchita di nuove voci coraggiose: giovani che non hanno voluto rassegnarsi alla fuga e hanno scelto di costruire il proprio futuro lì dove sono nati.
Ma cosa spinge davvero qualcuno a restare (o tornare) in un territorio che spesso appare fragile?
1. Costi di vita e gestione più bassi
Mettere su un’attività nel Sud Italia costa meno: affitti, fornitori, personale e logistica risultano più accessibili rispetto a città del Nord.
2. Mercati meno saturi
In molte aree del Mezzogiorno c’è ancora spazio per nuove idee, specialmente in settori legati al turismo, ai servizi innovativi e alla digitalizzazione.
3. Radici, famiglia e qualità della vita
Molti imprenditori decidono di tornare per vivere meglio, essere più vicini alla propria famiglia e contribuire attivamente alla rinascita della propria terra.
4. Accesso agli incentivi
In nessuna altra zona d’Italia sono attivi così tanti bandi pubblici come nel Sud. Resto al Sud 2.0 è solo uno dei tanti strumenti di finanza agevolata disponibili nel 2025.
Come mettersi in proprio grazie a Resto al Sud
Avviare una nuova attività imprenditoriale nel Mezzogiorno con il supporto di Resto al Sud non è un sogno, ma un obiettivo raggiungibile.
Tuttavia, come ogni percorso professionale importante, richiede preparazione, metodo e consapevolezza.
Il bando non premia le idee “interessanti”, ma i progetti solidi, realizzabili e coerenti con le esigenze del territorio.
Ecco perché è fondamentale seguire passaggi ben precisi, che possono fare la differenza tra l’approvazione e il rigetto della domanda.
1. Valutare la fattibilità del progetto
Il primo passo, spesso sottovalutato, è porsi una domanda semplice quanto determinante: “La mia idea funziona davvero?”
Non basta avere passione per aprire un laboratorio artigianale o un’attività turistica: serve un’analisi realistica del mercato, della concorrenza, dei costi e del potenziale bacino di clienti.
Un progetto vincente è quello che risponde a un bisogno reale del territorio, ha potenziale di crescita e può generare valore economico e sociale.
Chi non affronta questa fase con lucidità rischia di costruire un castello sulla sabbia: entusiasta all’inizio, ma destinato a crollare al primo ostacolo.
2. Redigere un business plan solido
Il business plan è il cuore della candidatura.
Non si tratta solo di un documento da compilare: è lo specchio della tua visione imprenditoriale, lo strumento che dimostra a Invitalia (e a te stesso) che la tua idea è economicamente sostenibile, organizzativamente credibile e competitiva sul lungo termine.
Un buon business plan deve contenere:
- Una descrizione chiara dell’idea e degli obiettivi
- Un’analisi dei costi e dei ricavi previsti
- I canali di vendita e marketing previsti
- La struttura organizzativa e le risorse impiegate
- I preventivi delle spese ammissibili
Evita il “copia e incolla” da modelli generici: Invitalia riconosce facilmente un progetto standardizzato e penalizza chi non dimostra originalità, realismo e preparazione.
3. Preparare tutta la documentazione richiesta
L’aspetto burocratico può sembrare noioso, ma è decisivo.
Anche un solo documento mancante può causare ritardi o la bocciatura del progetto.
Ecco alcuni degli allegati fondamentali:
- Curriculum vitae aggiornato e coerente con il progetto
- Autodichiarazioni richieste dal bando
- Preventivi di spesa realistici e dettagliati
- Visura camerale, se si tratta di una realtà già costituita
- Allegati tecnici (planimetrie, contratti di locazione, ecc.), quando richiesti
È importante conservare ogni file in formato PDF, con una nomenclatura chiara e precisa.
Anche in questa fase, l’assistenza di consulenti esperti può fare la differenza per evitare sviste banali ma fatali.
4. Caricare la domanda sulla piattaforma Invitalia
Una volta raccolti tutti i documenti, si passa alla fase operativa: la presentazione della domanda attraverso il portale ufficiale di Invitalia.
La piattaforma è ben strutturata, ma richiede attenzione:
- Ogni documento deve essere caricato nel formato e nella sezione corretta
- Ogni campo del form deve essere compilato con dati veritieri e aggiornati
- La domanda non può essere modificata dopo l’invio, quindi è necessario verificare più volte tutte le informazioni prima della conferma
Un errore tecnico o una dimenticanza può costare settimane di attesa inutili o compromettere l’intero iter.
In questa fase è utile avere una checklist dettagliata e il supporto di chi ha già affrontato con successo l’iter.
5. Gestire la fase post-approvazione
Ricevere l’approvazione non significa aver concluso il percorso.
Al contrario, comincia la fase più delicata: l’utilizzo corretto delle risorse e la rendicontazione delle spese.
Invitalia richiede una documentazione precisa a supporto di ogni spesa sostenuta. Bisogna:
- Rispettare le tempistiche indicate per l’avvio dell’attività
- Utilizzare i fondi solo per le voci ammesse nel business plan
- Conservare fatture, ricevute e bonifici giustificativi
- Compilare i moduli di rendicontazione nei tempi richiesti
È in questa fase che molti beneficiari si bloccano o commettono errori.
Per questo, è altamente consigliato affidarsi a professionisti, come il team di Nocera Consulting, che conoscono le dinamiche del bando, dialogano con Invitalia e sanno come evitare errori di rendicontazione che potrebbero portare a una revoca parziale o totale del contributo.
Motivazioni per mettersi in proprio nel 2025
Oggi più che mai, mettersi in proprio può essere una scelta vincente:
- Il lavoro dipendente è sempre più precario
- L’autonomia economica permette di scegliere tempi, progetti e collaborazioni
- Gli strumenti digitali permettono di raggiungere clienti ovunque
- I bandi 2025, tra cui Resto al Sud 2.0, offrono agevolazioni concrete e accessibili
Essere imprenditori oggi non significa “fare tutto da soli”, ma creare un ecosistema: un team, un network, un progetto con radici e visione.
Perché affidarsi a Nocera Consulting
Scrivere un business plan efficace, evitare errori tecnici e comunicare al meglio con Invitalia fa la differenza tra un progetto approvato e uno respinto. Nocera Consulting ti guida passo passo:
- Valutazione gratuita della tua idea
- Redazione completa del business plan
- Compilazione della domanda e caricamento in piattaforma
- Gestione post-approvazione e rendicontazione
Tornare al Sud non è una scelta nostalgica, è una scelta strategica.
Con Resto al Sud 2.0 puoi trasformare la tua idea in impresa, dare lavoro a te stesso e creare valore nella tua comunità.
I bandi 2025 sono un’occasione da cogliere con serietà e consapevolezza.
Hai un’idea imprenditoriale o vuoi iniziare come libero professionista?
Contatta Nocera Consulting per una consulenza gratuita e scopri come accedere a Resto al Sud 2.0.




