Le sfide e le potenzialità del Mezzogiorno
Il Mezzogiorno d’Italia presenta un contesto economico complesso: negli ultimi decenni molti giovani hanno lasciato la propria terra in cerca di opportunità, causando un calo demografico significativo e la perdita di migliaia di imprese giovanili.
Tra il 2011 e il 2023, in Italia si sono perse 180 mila aziende guidate da under 35, di cui oltre 78 mila proprio al Sud.
Questo fenomeno ha ridotto il tasso di imprenditoria giovanile dal 11,9% al 8,8%, privando il Paese di un potenziale di crescita stimato in decine di miliardi di PIL.
Eppure, è proprio l’imprenditorialità giovanile che può rilanciare la crescita del Mezzogiorno, storicamente area con poche grandi aziende dove mettersi in proprio è spesso una necessità e un’àncora di salvezza occupazionale.
Nonostante le difficoltà (disoccupazione giovanile elevata, infrastrutture carenti, brain drain), il Sud possiede potenzialità inespresse enormi.
È una terra ricca di risorse naturali, culturali e umane: dalle bellezze turistiche uniche alle tradizioni artigianali secolari, dai prodotti agroalimentari rinomati in tutto il mondo fino a una nuova generazione di giovani creativi e competenti.
Alcuni segnali recenti sono incoraggianti: ad esempio, l’occupazione giovanile under 35 è tornata a crescere (+462 mila unità in Italia negli ultimi tre anni) e regioni del Sud come la Sicilia (+17,8%) e la Puglia (+10,6%) hanno registrato gli aumenti più alti nel periodo 2021-2024.
Allo stesso tempo, settori chiave mostrano dinamismo, come il turismo che ha raggiunto livelli record nel 2024 e vede proprio il Sud in prima linea nell’attrarre visitatori da tutto il mondo.
In questo contesto di sfide e nuove opportunità, i giovani meridionali che vogliono avviare un’impresa possono davvero fare la differenza, soprattutto sfruttando gli strumenti di sostegno oggi disponibili come Resto al Sud 2.0.
I settori ad alto potenziale finanziabili da Resto al Sud 2.0
Il programma Resto al Sud 2.0 sostiene la creazione di nuove attività imprenditoriali giovanili in una vasta gamma di ambiti.
Sono ammesse tutte le principali attività produttive, non solo nel commercio ma anche nei settori dell’artigianato, dell’industria, della trasformazione di prodotti agricoli, della pesca, dei servizi alle persone e alle imprese, del turismo e perfino delle attività libero professionali. Viene esclusa solo l’agricoltura primaria, in quanto oggetto di altre misure.
Tra questi comparti, diversi presentano oggi grandi potenzialità di crescita nel Mezzogiorno. Vediamoli nel dettaglio:
- Turismo e cultura: il Sud Italia vanta un patrimonio storico, artistico, paesaggistico e gastronomico impareggiabile.
Dopo la frenata degli scorsi anni, il turismo nel 2023-2024 è rimbalzato toccando nuovi record di presenze.
Oggi l’interesse dei visitatori – soprattutto stranieri – si sta estendendo oltre le mete classiche verso i borghi e le aree interne di regioni meridionali, con località come Tropea in Calabria e Alberobello in Puglia in cima alle ricerche online degli utenti. Questo trend verso esperienze autentiche e località meno conosciute rappresenta un’enorme opportunità: i giovani possono avviare B&B diffusi, agriturismi, servizi di turismo esperienziale (percorsi enogastronomici, turismo sportivo e naturalistico, tour culturali) e startup digitali legate al travel tech.
Il mercato è in crescita e c’è spazio per idee innovative che valorizzino le ricchezze culturali locali e destagionalizzino l’offerta turistica. - Agroalimentare e trasformazione dei prodotti agricoli: il settore food Made in Italy vive un momento d’oro sui mercati internazionali, con l’export agroalimentare che nel 2024 ha sfiorato i 70 miliardi di euro (+7,5% annuo) raggiungendo livelli record.
Molti prodotti tipici del Sud – dall’olio extravergine d’oliva ai vini, dai formaggi come il pecorino ai prodotti da forno artigianali – sono tra i più richiesti nel mondo.
Ciò significa che trasformare localmente le materie prime agricole (invece di venderle come semplici commodity) aggiunge enorme valore e apre mercati globali.
Avviare un’impresa di trasformazione alimentare al Sud (come un oleificio, un pastificio artigianale, un birrificio agricolo, la produzione di conserve, marmellate, prodotti da forno, ecc.) permette di unire tradizione e innovazione: da un lato valorizzare cultivar e ricette del territorio, dall’altro adottare packaging, design e strategie di marketing moderne per raggiungere clienti in tutto il mondo.
Il trend del biologico e del chilometro zero inoltre favorisce chi punta su qualità e sostenibilità.
Grazie ai contributi di Resto al Sud, i giovani imprenditori possono dotarsi di macchinari e certificazioni necessari per competere in questi mercati ad alto potenziale. - Artigianato e made in Italy locale: dal corallo di Torre del Greco ai tessuti e ricami delle tradizioni mediterranee, dalla ceramica artistica di Vietri o Caltagirone fino alla liuteria e alla lavorazione del legno, il Mezzogiorno ha un patrimonio artigianale straordinario.
In un’epoca di produzione industriale di massa, c’è una riscoperta del valore dell’artigianato autentico, personalizzato e di qualità.
I prodotti fatti a mano nelle botteghe del Sud possono trovare spazio sia su nicchie di mercato globali (grazie all’e-commerce e a piattaforme internazionali) sia attirando flussi turistici interessati a vivere esperienze artigianali in loco (laboratori didattici, atelier aperti ai visitatori).
Avviare un’impresa artigiana oggi significa spesso coniugare tecniche tradizionali con design contemporaneo e canali digitali di vendita.
Settori come la moda etica, gli accessori e gioielli artigianali, l’arredo e il restauro di mobili antichi, la cosmetica naturale a base di prodotti locali (pensiamo alla lavorazione della lavanda, degli agrumi, ecc.) offrono importanti possibilità di differenziarsi.
Inoltre, l’artigianato può integrarsi con il turismo (souvenir di qualità, workshop per turisti) creando ecosistemi economici virtuosi sul territorio. - Pesca e acquacoltura: con circa 8000 km di coste, l’Italia meridionale ha nel mare una risorsa fondamentale.
Eppure, il settore ittico nazionale è in declino da anni: la flotta peschereccia invecchia, mancano giovani lavoratori e la produzione locale non copre la domanda interna.
Si stima che, senza un ricambio generazionale, nel 2030 oltre 9 prodotti ittici su 10 sulle tavole italiane potrebbero essere di importazione.
Questo dato allarmante in realtà indica una grande opportunità per chi voglia investire in pesca innovativa e acquacoltura sostenibile.
Le possibilità spaziano dall’allevamento di specie ittiche pregiate (orate, spigole, crostacei) in impianti moderni a terra o in mare aperto, alla trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici di qualità (es. conserve di tonno e alici, bottarga, prodotti gourmet).
Anche la mitilicoltura (allevamento di cozze, ostriche) e il ripopolamento di specie autoctone sono ambiti di sviluppo.
Con il supporto finanziario adeguato, i giovani del Sud possono introdurre tecnologie avanzate (vasche a ricircolo, fotovoltaico sugli impianti, sistemi di tracciabilità digitale del pescato) e colmare i gap produttivi, contribuendo a ridurre le importazioni e creando nuova occupazione lungo le coste.
Resto al Sud 2.0 può facilitare l’acquisto di attrezzature e barche più sicure e moderne per i neo-imprenditori ittici, in un settore dove l’investimento iniziale è spesso proibitivo senza aiuti. - Industria e manifattura innovativa: sebbene il tessuto industriale del Mezzogiorno sia meno denso rispetto al Nord, esistono filiere d’eccellenza e margini di crescita importanti.
Basti pensare al polo aerospaziale della Puglia, alle aziende automotive in Campania e Basilicata, alla filiera della componentistica elettronica e dell’ICT che sta emergendo attorno a città come Napoli e Bari.
Le Zone Economiche Speciali (ZES) attivate in varie regioni meridionali offrono vantaggi fiscali e burocratici per chi investe in attività produttive high-tech e logistiche. Inoltre, il Piano nazionale Transizione 4.0 e gli incentivi per il Sud spingono verso la digitalizzazione e l’ammodernamento dei processi produttivi anche al Sud.
Tutto ciò crea un contesto favorevole per i giovani ingegneri e imprenditori che vogliano avviare PMI innovative nel campo della meccatronica, dell’energia rinnovabile (es. produzione di componenti per il fotovoltaico o l’eolico), dei nuovi materiali, della chimica verde, dell’automazione industriale.
Avviare un’industria 4.0 nel Mezzogiorno significa poter contare su costi competitivi (es. terreni e capannoni a prezzi più bassi), forza lavoro locale da formare e incentivi pubblici dedicati.
I contributi di Resto al Sud 2.0, uniti ad altri strumenti come la decontribuzione Sud sul costo del lavoro, possono rendere sostenibile l’investimento iniziale in macchinari, impianti e software all’avanguardia.
Il risultato è la creazione di imprese manifatturiere radicate al Sud ma aperte ai mercati globali, capaci di innovare e dare occupazione qualificata ai giovani del territorio. - Servizi alle imprese (B2B): molte opportunità risiedono nei servizi avanzati, soprattutto legati alla transizione digitale.
Anche nel Mezzogiorno, infatti, le aziende locali – dalle piccole imprese artigiane alle realtà del commercio e turismo – hanno bisogno di migliorare sul fronte tecnologico, organizzativo e commerciale.
Un giovane imprenditore del Sud può quindi avviare attività di consulenza e servizi alle imprese in svariati ambiti: informatica e sviluppo software, marketing digitale e social media management, logistica e consegne ultimo miglio, consulenza amministrativa e fiscale, servizi di outsourcing per aziende più grandi, agenzie di comunicazione e design, coworking e incubatori di startup locali.
Grazie all’ecosistema Internet, questi servizi B2B non hanno più confini: una web agency nata in Calabria o un’azienda di software di Catania possono servire clienti in tutta Italia e all’estero, praticando il “south working” e invertendo la rotta della fuga di cervelli.
I trend di mercato indicano una crescente domanda di competenze digitali e manageriali nelle PMI: soddisfarla localmente significa sia creare impresa che aiutare lo sviluppo dell’intero tessuto produttivo meridionale.
Resto al Sud offre la chance di coprire i costi iniziali (acquisto di hardware, licenze software, formazione specialistica, ecc.) per lanciare queste nuove imprese di servizi innovativi. - Servizi alle persone (B2C): parallelamente, esiste un grande bisogno di migliorare la qualità della vita nelle comunità del Sud tramite servizi dedicati alle persone. L’invecchiamento della popolazione italiana (negli ultimi 40 anni la quota di over-65 è raddoppiata) è particolarmente sentito in alcune regioni meridionali, creando domanda di assistenza agli anziani, servizi sanitari di prossimità, centri per l’infanzia e servizi educativi.
Un giovane può avviare cooperative sociali, servizi di assistenza domiciliare, asili nido e ludoteche, attività di after-school e doposcuola, palestre e centri sportivi, servizi per il tempo libero e il turismo locale (guide turistiche, organizzazione eventi culturali). Anche il settore del benessere e salute offre opportunità: cliniche veterinarie, centri estetici e di fisioterapia, servizi di telemedicina, ecc.
In molte aree interne o periferiche del Sud questi servizi sono carenti o costringono i residenti a spostarsi: creare imprese che colmano tali esigenze territoriali significa non solo fare business ma anche avere un impatto sociale positivo sulla comunità. Con i contributi a fondo perduto del bando è possibile coprire spese per allestire sedi accoglienti, acquistare attrezzature (ad esempio per studi dentistici o palestre) e sostenere i costi di avvio, fino al raggiungimento del punto di pareggio. - Commercio e distribuzione: il commercio è storicamente un settore vitale nell’economia meridionale, dal piccolo dettaglio alla vendita ambulante, fino al commercio all’ingrosso di materie prime.
Oggi però il commercio tradizionale deve reinventarsi di fronte alla concorrenza della grande distribuzione e dell’e-commerce.
Proprio qui subentrano le nuove idee imprenditoriali: un giovane può aprire attività commerciali specializzate in prodotti tipici locali (negozi fisici ma con anche shop online), creare piattaforme e-commerce per aggregare l’offerta di produttori del Sud e venderla nel mondo, oppure introdurre formule innovative di retail (pop-up store nei borghi turistici, negozi in franchising adattati alle realtà locali, delivery di prodotti artigianali a domicilio).
Ci sono nicchie in crescita come i negozi di prodotti biologici e a km0, le botteghe equosolidali, il turismo dello shopping (es. outlet village legati ai distretti tessili locali). Inoltre, sviluppare la logistica dell’ultimo miglio nelle città meridionali (consegne rapide, magazzini smart) è un altro campo promettente, data la minore presenza di player strutturati rispetto al Nord.
Resto al Sud 2.0, esteso anche al commercio, permette finalmente ai giovani imprenditori del Sud di ottenere finanziamenti per aprire e modernizzare punti vendita e attività commerciali, coprendo spese di ristrutturazione locali, arredi, scorte iniziali di magazzino, software gestionali e marketing.
Ciò abbassa le barriere d’ingresso e favorisce l’ingresso di nuove energie nel settore commerciale. - Attività libero-professionali: una novità rilevante dell’incentivo Resto al Sud è l’apertura anche ai professionisti, sia in forma individuale che societaria.
Questo significa che giovani laureati o qualificati (architetti, ingegneri, avvocati, psicologi, consulenti, veterinari, ecc.) possono ottenere i fondi per avviare il proprio studio o ambulatorio nel Mezzogiorno.
Tradizionalmente molti talenti del Sud emigravano verso il Centro-Nord o l’estero per esercitare la professione; adesso invece hanno un motivo in più per “restare al Sud” e creare valore sul territorio.
Le potenzialità sono notevoli: pensiamo ad aree interne che magari non hanno sufficienti professionisti sanitari o tecnici – aprire uno studio lì significa intercettare una domanda latente e migliorare i servizi locali.
Oppure consideriamo i servizi professionali digitali (sviluppatori freelance, designer, consulenti finanziari online): si può lavorare da Sud per clienti ovunque.
I contributi a fondo perduto coprono spese come strumenti informatici, affitto ufficio, iscrizione ad albi, marketing per farsi conoscere.
Anche la forma societaria tra professionisti è ammessa, favorendo la creazione di studi associati multidisciplinari.
In breve, qualsiasi giovane con competenze specifiche può ambire a mettersi in proprio grazie a Resto al Sud 2.0, contribuendo a colmare il divario di servizi qualificati di cui spesso il Meridione soffre.
Resto al Sud 2.0: un trampolino per le idee dei giovani
Di fronte a questi scenari settoriali così promettenti, Resto al Sud 2.0 si pone come un vero trampolino di lancio per trasformare un’idea in un’impresa concreta.
Questo bando, finanziato dal Ministero e gestito tramite Invitalia, dispone di risorse dedicate molto importanti (800 milioni di euro stanziati) e ha appena ricevuto il via libera operativo nel luglio 2025.
L’incentivo è rivolto ai giovani tra i 18 e i 35 anni residenti nel Mezzogiorno decisi ad avviare una nuova attività imprenditoriale o professionale.
Particolare attenzione è data a chi si trova in condizioni di svantaggio socio-economico: ad esempio disoccupati di lunga durata, beneficiari di sussidi o giovani in situazioni di marginalità sociale.
L’obiettivo è duplice: da un lato creare nuove imprese e posti di lavoro al Sud, dall’altro dare opportunità proprio a quei giovani che più faticano a trovar spazio nel mondo del lavoro.
Ma in cosa consistono esattamente le agevolazioni “2.0”?
La nuova edizione del programma ha introdotto condizioni ancora più vantaggiose rispetto al passato.
Oggi Resto al Sud prevede contributi a fondo perduto, ovvero somme che non dovranno essere restituite, a copertura di gran parte delle spese di avvio.
In particolare si può ottenere fino al 75% a fondo perduto per progetti con spesa fino a 120.000 €, e fino al 70% per progetti di investimento tra 120.000 € e 200.000 €.
Questo vuol dire che, ad esempio, per aprire un’attività con 100.000 € di costi iniziali (tra attrezzature, locale, materie prime, ecc.), il giovane imprenditore potrebbe ricevere fino a 75.000 € a titolo di contributo pubblico a fondo perduto, dovendo finanziare autonomamente (con mezzi propri o prestiti bancari) solo il restante 25%.
Non è più previsto il prestito bancario a tasso zero come nelle versioni precedenti: l’intero sostegno avviene sotto forma di voucher e contributi a fondo perduto, semplificando e rendendo più rapido l’iter.
L’importo massimo ottenibile resta 200.000 € per ogni singolo progetto (nel caso di iniziative presentate da più soggetti insieme, es. società con 4 soci).
Questo massiccio contributo riduce drasticamente il rischio d’impresa iniziale per i giovani. Spesso infatti la difficoltà maggiore per “partire” è raccogliere capitali e credito sufficienti: Resto al Sud 2.0 risolve in gran parte il problema, coprendo spese che vanno dall’acquisto di macchinari e impianti, alle ristrutturazioni edilizie, alle forniture di software e servizi necessari all’avvio.
Sono incluse anche spese di formazione e consulenza per rendere il progetto solido e sostenibile.
L’accesso ai fondi avviene tramite una procedura a sportello online: niente click-day, ma valutazione dei progetti in ordine di arrivo, sulla piattaforma Invitalia dedicata.
Ogni domanda deve includere un business plan dettagliato e viene valutata per la sua fattibilità.
Dalla nascita del programma (2018) a fine 2024, Resto al Sud ha già finanziato oltre 19.110 progetti imprenditoriali, creando più di 63.000 nuovi posti di lavoro nelle regioni meridionali.
Si tratta di un impatto notevole, che la versione 2.0 punta ad ampliare ulteriormente.
Per un giovane con un’idea nel cassetto, dunque, questa misura rappresenta un’occasione unica: non è solo un contributo economico, ma un segnale di fiducia.
Significa che vale la pena provarci, che lo Stato crede nelle iniziative dei ragazzi del Sud e mette a disposizione gli strumenti per avviare qui il proprio futuro, senza dover emigrare altrove.
Ogni trend di mercato positivo, ogni esigenza locale non soddisfatta che abbiamo evidenziato, può trasformarsi in un’impresa grazie a Resto al Sud.
Che si tratti di aprire un laboratorio artigiano a Matera, un B&B sull’Appennino molisano, una startup digitale a Palermo o uno studio professionale a Sassari, il sostegno finanziario c’è e copre gran parte dell’investimento.
Il resto – l’idea, la passione, la voglia di fare – lo mettono i giovani.
E come dimostrano tante storie di successo, quando questi ingredienti si uniscono, il Sud diventa terreno fertile per nuove attività di successo.
SudStarter: il portale che ti aiuta gratuitamente a realizzare il tuo progetto
Oltre ai fondi, un ulteriore fattore decisivo per passare dall’idea all’impresa è avere supporto qualificato lungo il percorso.
Proprio per questo nasce SudStarter, un portale digitale innovativo dedicato ai futuri imprenditori meridionali che vogliono accedere a Resto al Sud 2.0.
SudStarter è frutto dell’esperienza di un team di professionisti (Nocera Consulting) che hanno già accompagnato con successo centinaia di progetti nella precedente edizione del bando.
L’obiettivo dichiarato è offrire un punto di accesso completo e gratuito: una piattaforma online dove ogni giovane dai 18 ai 35 anni può trovare assistenza personalizzata per preparare e inviare la propria domanda di finanziamento.
In concreto, SudStarter mette a disposizione una consulenza personalizzata gratuita: gli esperti del portale analizzano ogni progetto imprenditoriale proposto e forniscono una prima valutazione senza impegno, aiutando il proponente a capire punti di forza e aspetti da migliorare.
Se l’idea è promettente, il team offre poi un accompagnamento a 360 gradi.
Viene elaborato insieme al candidato un business plan su misura, dettagliato e realistico – elemento cruciale per ottenere l’approvazione del finanziamento.
I professionisti di SudStarter forniscono assistenza completa in tutte le fasi burocratiche e amministrative: dall’apertura della partita IVA alla compilazione dei moduli, dall’iscrizione al portale Invitalia fino alla firma digitale e all’invio telematico della domanda.
Questo supporto continua anche dopo la presentazione: SudStarter garantisce un monitoraggio continuo dello stato della pratica e aiuta nella fase di rendicontazione finale delle spese, indispensabile per ottenere le erogazioni a fondo perduto.
Un altro punto di forza è la formazione imprenditoriale offerta: il portale organizza webinar, risorse informative e sessioni di coaching per sviluppare le competenze gestionali di cui un giovane ha bisogno per guidare la propria impresa nascente.
In pratica SudStarter funziona come un acceleratore, eliminando gli ostacoli tecnici e informativi che spesso scoraggiano chi vorrebbe accedere a incentivi pubblici ma non sa da dove iniziare.
Il tutto viene fornito gratuitamente, perché l’iniziativa è sostenuta da chi crede nello sviluppo del Sud (partner istituzionali e privati) e vuole abbattere qualsiasi barriera di ingresso.
In conclusione, se sei un giovane con un sogno imprenditoriale nel cassetto, questo è il momento di tirarlo fuori.
Il Mezzogiorno ha bisogno di energie nuove e idee fresche: le sfide non mancano, ma le opportunità sono forse maggiori che mai, dai trend del turismo in crescita alle nicchie inesplorate nei servizi e nell’innovazione.
Con Resto al Sud 2.0 hai dalla tua parte un sostegno economico robusto, che riduce il rischio e ti permette di costruire la tua impresa nella tua terra.
E con strumenti come SudStarter avrai accanto un alleato esperto e fidato, pronto a guidarti passo dopo passo, dalla pianificazione al successo del progetto.
Sta nascendo una nuova generazione di imprenditori meridionali che, con coraggio e competenza, sta dimostrando che “restare al Sud” non solo è possibile, ma può diventare la scelta vincente per realizzarsi e contribuire al rilancio economico del territorio.
Adesso tocca a te: il futuro del Sud parte dalle tue idee.
Inizia oggi il tuo percorso imprenditoriale clicca qui per avere una consulenza gratuita.




